martedì 7 giugno 2016

QUELLA LETTERA DAL DIRETTORE DEL “GIORNALE DI POESIA SICILIANA”



Oggi, sistemando alcuni documenti, (ri)trovavo una vecchia lettera, inviatami dal Direttore del “giornale di poesia siciliana” nell’ormai lontano 2 Aprile 2009.
 “Gentile Signor Bonarrigo, certo che ho ricevuto alcune sue poesie dialettali (ne ricordo una sul Natale e un’altra su San Giuseppe), e pur essendo “occasionali” una andrà sul prossimo numero del Giornale. Ma sarebbe utile che lei mi inviasse una quantità maggiore di componimenti, e di vario argomento, in modo da capire il suo stile, e scegliere di olta in volta la lirica più adatta alla pagina che dedico ai poeti. So che lei conta - come mi ha detto - molti estimatori molto valorosi, ma io debbo seguire anche dei criteri redazionali.
Per il resto delle questioni: è chiaro che non è mio compito aprire una discussione epistolare sul concetto di cambiamento, o su altri concetti espressi da altri lettori. Il mio compito è di cercare di capire esattamente che cosa mi si vuole dire quando non riesco a capirlo da solo. Lei gentilmente mi ha aiutato a capirla e le sono grato.
Lei mi domandava inoltre: “che cos’è un poeta se non un comunicatore”. Infatti mi domanda ancora: Il comunicatore denuncerebbe l’operato di chi sta in alto incitando chi sta in basso a non rassegnarsi?”.
Se quel “poeta-comunicatore” pensa di dovere “denunciare” e “incitare” nel senso che lei dice, lo faccia. Tanti nella storia di ieri e di oggi lo hanno fatto e lo fanno. Questa è democrazia, libertà di parola, libertà di pensiero: tutti diritti sacrosanti sanciti dalla Costituzione italiana. Anche lei - se nella sua coscienza, avverte tale bisogno ha la libertà di farlo.
Il mio giornale non chiude la bocca a nessuno. Come giornale di poesia mi interessa che la “denuncia” del poeta abbia dignità di poesia. Perciò, caro amico, buon lavoro e buon combattimento.”.
Una lettera scritta (come si usava un tempo), con la macchina da scrivere. Una lettera  che, oggi più che mai, mi spinge alla riflessione sui tanti anni dedicati alla scrittura. Chissà perché, chissà per quale motivo?

07 Giugno 2016
Giovanni BonarRIGO

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