LONDRA - Per fortuna che ci sono i padri scalabriniani
che, pur nell'assoluta povertà dei mezzi, continuano a servire gli emigrati
dall'Italia. Loro non
hanno mai chiuso la porta ai giovani che tentano la fortuna e spesso si
scontrano con una realtà di sfruttamento. Non manca l'attenzione per i
pensionati di origine italiana che conservano la nostalgia del proprio Paese,
ma non possono più rientrare perché qui hanno figli e nipoti. Silvia
Guzzetti
A Londra, nel difficilissimo quartiere di Brixton, i
padri Scalabriniani, vivendo nello stile essenziale chiesto da Papa Francesco, fanno da punto di riferimento a
giovani italiani in cerca di lavoro e pensionati arrivati qui dopo la seconda
guerra mondiale. Un ostello per giovani, una scuola materna, una casa per
anziani e un “Club donne italiane”. La parrocchia del Redentore, nata per gli
emigranti del nostro Paese, oggi è animata dai canti della comunità filippina e
di quella portoghese che hanno portato qui le loro tradizioni.
Lo stile semplice di Papa Francesco. Scale con la moquette vecchissima,
finestre scardinate tra legno e vetro dove entra lo spiffero, muri da
ridipingere e, d’inverno, il riscaldamento che non funziona sempre. Unico lusso
Rita, la donna delle pulizie. La povertà nella quale i padri Scalabriniani di
Londra vivono, ricorda quella chiesta da Papa Francesco. Una missione, in
questa capitale del primo mondo, dove giovani italiani arrivano disperati in
cerca di lavoro. Lavorare 15 ore al giorno. Come Emanuela Sotgiu, 29 anni, di
Cagliari, laureata in scienze politiche, che lavora come commessa, anche a
Natale e Pasqua, 12 ore al giorno, per una casa di abbigliamento americana che
la obbliga a comprare e indossare ogni mese 5 capi della nuova produzione di
abbigliamento. Va via un quinto dello stipendio. O come Boris Carozzi, 26 anni,
di Pontida, che ha condiviso per mesi, con altri otto immigrati, un bilocale,
al prezzo di 400 sterline al mese (470 euro), lavorando come tuttofare, per 17
ore al giorno, in un ristorante italiano che lo pagava appena 10 sterline, 12
euro al giorno. I padri, Renato Zilio, Francesco Buttazzo, Pietro Celotto e
Jake Suarnaba fanno da punto di riferimento e offrono ospitalità.
L’accoglienza. Si attraversa una porta e i muri sono stati
imbiancati, il pavimento rifatto. Le camere che i padri scalabriniani offrono
per l’accoglienza, ad appena 20 euro al giorno, colazione e cena compresi,
hanno dato ai genitori di Emanuela la possibilità di rivederla dopo 8 mesi.
L’accoglienza, qui, non ha confini. E ha abbracciato la signora rumena, una
badante, arrivata dall’Italia poche ore fa, affamata e senza lavoro, alla quale
è stata subito offerta la colazione. E una coppia, in attesa di un bambino, che
non ha mai pagato. “A contattarci, spesso, è il consolato italiano - spiega
padre Renato Zilio -. E chiudiamo un occhio se qualcuno non può pagare”.
L’ostello per ragazze, diretto, a pochi passi, su Clapham road, da Alison,
offre dieci bilocali a 110 sterline alla settimana (130 euro), nulla per la
metropoli al sesto posto nella classifica delle città più care del mondo.
La Londra che sfrutta. A Londra lo sfruttamento, in questi
tempi di recessione, è all’ordine del giorno. “Tantissimi giovani italiani, tra
i venti e i trent’anni, lavorano come camerieri per poco più di 3 sterline
all’ora (3 euro e mezzo) per 15 ore al giorno, 7 giorni alla settimana”,
racconta Giovanni Alfonsi, 47 anni, conducente di bus ad Hackney. “Dopo
l’iniziale entusiasmo molti se ne vanno”. Boris invece ha resistito ed è
riuscito a trovare uno sbocco. Dopo un lavoro in nero in un negozio, la
promozione a imbianchino in una scuola privata, dove è diventato segretario per
1700 sterline al mese, 2000 euro. Oggi si sta laureando in marketing alla
università di Birkbeck e ha un lavoro che lo aspetta a Stoccarda come manager
della Bosch.
L’emigrante Papa Francesco. “Arrivato come una bomba perché
venuto da tutto un altro mondo”, spiega padre Renato. “È lui stesso il
messaggio più rivoluzionario perché nessun figlio di immigrati ha mai occupato
un posto così importante. Esempio di una vita, a metà tra diversi confini, che
è una esperienza strutturante per chi la vive e dirompente per i Paesi che ne
sono coinvolti”. I padri Scalabriniani la alimentano, questa “alterità”
dell’emigrazione, con i loro due polmoni, quello liturgico e quello sociale. In
una mano il Vangelo, nell’altra l’accoglienza. Si chiama “Villa Scalabrini” la
casa per anziani di Shenley, a meno di un’ora di treno da Londra, dove chi,
ormai dentro la vecchiaia, trova soluzione a un problema impossibile,
conciliare la nostalgia per l’Italia, diventata con gli anni più forte, con il
desiderio di vedere figli e nipoti radicati ormai qui in Inghilterra. Subito
dietro, la scuola materna bilingue che dà ai figli di genitori italiani la
possibilità di praticare la propria lingua.
La missione di Brixton road. La missione di 20 Brixton road è
proprio questa. Portare Cristo a coloro che si trovano tra due Paesi e aiutarli
a raggiungere “la dignità, una vita vivibile e non miserabile”. Si tratti di
italiani che facevano i turni nelle fabbriche di cotone e usavano un unico
letto per dormire, nel dopoguerra, come Eugenio del Poio, 84 anni, che oggi
anima il gruppo pensionati del mercoledì. O delle signore del club organizzato
da Roberta Mutti, che raccoglie fondi per diverse attività benefiche. Oggi ad
animare la Chiesa del redentore sono le comunità portoghese e filippina, due
germogli vigorosissimi, che si sono inseriti sulle radici italiane per
mantenerle vive. Per loro i padri celebrano la Messa in lingua tagalog e
benedicono le case tra Pasqua e la Pentecoste portando lo Spirito Santo con
fisarmoniche, canti e costumi tradizionali. Alterità è anche passare, in pochi
minuti, dall’inglese al portoghese o allo spagnolo, come capita a questi padri
quando dicono la Messa. “Guardiamo la maggioranza dei fedeli e poi decidiamo”,
dice padre Renato.
NOTA: Articolo già pubblicato sul sito Fogliodisicilia.it l'11 Giogno 2013.