Mentre si accende il dibattito sul ponte sullo
Stretto, visto il rilancio di questi giorni del premier Renzi, coi benefici che
la sua eventuale realizzazione comporterà in termini di occupazione e sviluppo
economico-turistico, desidero intervenire per fare presente, ancora una volta,
che la Sicilia aspetta ancora tutte quelle infrastrutture che in questi ultimi 15
anni non sono state acclarate nell'Accordo di programma Quadro del 2001 tra
Lunardi e Cuffaro, nel Piano per il Sud (vedi tabella in basso), nel Decreto del Fare,
nello Sblocca Italia e infine nel Patto per il Sud.
In tutti questi anni si è sempre parlato di investimenti
per oltre 10 miliardi per le sole infrastrutture ferroviarie che ad oggi non
sono ancora state realizzate e vengono sempre riproposte. Fra i quali: - Il
completamento dei raddoppi ferroviari Messina-Palermo,
Messina-Catania-Siracusa, Catania-Palermo e Agrigento-Palermo; - Il
collegamento con l’aeroporto Fotanarossa di Catania e dei collegamenti con gli
aeroporti di Comiso e Birgi.
È ancora chiuso da oltre quattro anni il raddoppio
della Catania-Ognina-Catania Centrale (ultima data prevista il 17 Aprile 2016).
Tutti questi ritardi e chiusure pregiudicano pregiudicano
una programmazione certa dei servizi di trasporto ferroviario tra la Regione
Sicilia e l’impresa ferroviaria Trenitalia Spa anche sui canali di vendita.
Fatte queste premesse, è da chiedere all’assessore regionale alle
infrastrutture e trasporti on. Giovanni Pistorio, al dirigente generale del
dipartimento infrastrutture e trasporti dott. Fulvio Bellomo, di intervenire
presso le competenti sedi per fare chiarezza sui tempi dell’effettiva
realizzazione, su tutti questi ritardi e sulla eventuale definitiva apertura
alla circolazione ferroviaria, evitando così quei servizi con bus sostitutivi
diventati ormai insostenibili per tutta l’utenza.
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L’idea di collegare in modo stabile la Sicilia con il
continente, ha origini molto antiche. I primi progetti risalgono all’epoca dei
Romani i quali avevano pensato e probabilmente realizzato un ponte su barche.
Questa opera banale, avrebbe impedito il transito delle navi sullo Stretto.
Nei secoli, nonostante i propositi di vari governanti,
(tra gli altri anche Carlo Magno e Roberto il Guiscardo), le oggettive
difficoltà dovute alle condizioni ambientali dello Stretto, caratterizzate da
fondali marini irregolari molto profondi, (oltre i 100 m), da tumultuose
correnti marine e da forti venti in una zona ad elevata sismicità, fecero si
che la costruzione di un ponte rimanesse sempre una sfida impossibile per l’ingegneria
del tempo. Nel 1840, anche Ferdinando II di Borbone re delle Due Sicilie, pensò
alla realizzazione di un ponte incaricando un gruppo di architetti e ingegneri
dell’epoca di fornirgli idee per la costruzione. Dopo averne constatata la
fattibilità, preferì rinunciare per l’eccessivo costo dell’opera non ammortizzabile
per le casse del Regno. Progetti e proposte si susseguirono dall’unità d’Italia
sino alla seconda guerra mondiale.
L’idea dell’opera fu rilanciata nel 1952 dall’iniziativa
dell’associazione dei costruttori italiani in acciaio (ACAI), che incaricò l’ingegnera
statunitense Davide B. Steinman, uno dei più qualificati e prestigiosi progettisti
di ponti sospesi, di redigere un progetto preliminare.
Nel 1968, venne emanata la legge 384 che conferiva all’ANAS,
alle Ferrovie dello Stato e al CNR, l’incarico di acquisire ulteriori elementi
di giudizio circa la fattibilità dell’impresa.
Nel 1981, dieci anni dopo la legge 1158/71, si
concretizzò la costituzione della concessionaria stretto di Messina S.p.A. a
cui parteciparono finanziariamente l’Italstat e l’IRI con il 51% e Ferrovie
dello Stato, ANAS, Regione Sicilia e Regione Calabria in percentuali eguali del
21,25% ciascuno.
Durante
il primo governo Berlusconi, il ministro dei trasporti Publio Fiori riprese
nuovamente la gestione del ponte che ottenne di nuovo il parere favorevole ANAS
e FS sul progetto approvato, di nuovo nel 1997, dal Consiglio Superiore dei
Lavori Pubblici.
Rimanendo
ad una stringata sinesi, giungiamo ai giorni nostri: il 4 novembre del 2005, la
Direzione investigativa antimafia mise a conoscenza del Parlamento i tentativi
di Cosa nostra di interferire sulla realizzazione del ponte e che era stata
avviata un’inchiesta al riguardo. Il 2 ottobre 2009, la Stretto di Messina
S.p.A. impartiva al contraente generale l’ordine di inizio dell’attività di
progettazione definitiva ed esecutiva. Il primo marzo 2013, non essendo
raggiunto l’accordo fra il contraente generale e la società concessionaria, il
contratto di appalto ha perso la sua efficacia e pertanto si è nuovamente
bloccato. Per l’ennesima volta.
Il 27
settembre 2016, il presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi, rilancia
l’idea della costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, per “togliwre la
calabri dall’isolamento e far si che la Sicilia sia più vicina”. Secondo la
visione di Renzi, il ponte potrebbe creare “100.000 posti di lavoro”. Di certo,
in questi lunghi anni, fra proclami politici e ripensamenti, di denaro per
progetti e consulenti e tanto altro ancora, ne è stato spartito a fiumi.
30 Settembre 2016