lunedì 25 luglio 2016

IL BARBIERE CHE SAPEVA TROPPO



C’era una volta un barbiere, che (come da consuetudine) sapeva tutto di tutti in paese. Talvolta dai suoi commenti, fra una barba, uno sciampo ed un taglio di capelli, gli scaturivano persino delle frasi pseudo-filosofiche: “fino a quando sarà la gente ad aver paura della politica e non la politica paura della gente, le cose non cambieranno”, ripeteva.
Abbiamo fatto delle segnalazioni (con foto) su Facebook, aggiunse quella volta, ma non solo non servono a niente, ma visto che trattavano della viabilità, un Vigile Urbano, incontrandomi mi disse: “Aah! ora divintàmmu tutti fotografi e giunnalisti ntà stu paisi!”.
Il barbiere conosceva però, anche gli inciuci più inenarrabili e inenarrati. Da chi lavorava o no allo stato di famiglia del relativo nucleo familiare. Pensionati con figli a carico, diritti negati allo spazzamento strade dei “quindici giorni” per superamento della soglia minima annuale per un assistenzialismo che in tempo di crisi era già qualcosa.
Un “quadro clinico” sconcertante che risaliva nel chiacchiericcio odierno da salone del barbiere, fin dal conseguimento dei diplomi di una generazione (oramai coi capelli bianchi) ma senza diritti garantiti di lavoro né tantomeno prospettive incoraggianti in Terra natìa.
“Avrebbero dovuto fare, - recitò poi, quasi amareggiato il barbiere – come alcune nazioni europee fanno da lungo tempo, dove il neo diplomato veniva inserito già dalla sua scuola in un programma di impiego e formazione, e solo se questi dimostrava incapacità o fiacchezza veniva buttato fuori.
Al che, il cliente ancora in fase di rasatura, fece delle osservazioni che qui ci sono sconosciute. Fatto sta, che esso stesso comprese in modo chiaro, come il “sistema sud” fatto di gente silenziosa e spesso persino omertosa, si reggeva ancora sulla paura generalizzata di perdere quelle pur minime “concessioni” che in realtà avrebbero dovuto e dovrebbero essere diritti e diritto al lavoro.

25 Luglio 2016 – Giovanni geom. BonarRIGO

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