mercoledì 6 luglio 2016

LUIGI PIRANDELLO. GRANDE INNOVATORE DEL PENSIERO E DELL’ARTE DEL NOVECENTO



LA VITA: Scrittore di novelle, romanziere, drammaturgo, Luigi Pirandello nasce il 28 giugno 1867 a Girgenti, oggi Agrigento, in un’agiata famiglia siciliana, proprietaria di alcune miniere di zolfo.
   Inizia gli studi tecnici su consiglio del padre, ma la sua precoce passione per le lettere lo spinge a passare al ginnasio e poi al liceo. Successivamente si iscrive contemporaneamente alle facoltà di lettere e di giurisprudenza dell’Università di Palermo, per trasferirsi in seguito alla facoltà di lettere dell’Università di Roma e infine all’Università di Bonn dove, nel 1891, si laurea in filologia romanza.
   Dopo la laurea, decide di ritornare in Italia e si stabilisce a Roma, dove ha modo di entrare in contatto con l’ambiente letterario e accademico della capitale. Sono gli anni in cui si confronta per la prima volta con il romanzo, pur continuando a coltivare la sua attività di scrittore di novelle. Sempre nello stesso anno sposa Maria Antonietta Portulano, figlia di un socio in affari del padre.
   La tranquillità di questi anni, compresa la soddisfacente carriera di professore universitario all’Istituto superiore di Magistero a Roma, viene improvvisamente sconvolta nel 1903, quando un allagamento in una miniera del padre porta lo scrittore sull’orlo del disastro finanziario. La moglie, già sofferente per un esaurimento nervoso, cade in una gravissima crisi che durerà per tutta la vita e influenzerà l’intera produzione artistica di Pirandello.
   Negli anni tra il 1904 e il 1915 le ristrettezze economiche lo costringono a intensificare la sua produzione di novelle e romanzi: appartengono a questo periodo i due capolavori letterari: Il fu Mattia Pascal, del 1904, e Uno, nessuno e centomila, composto negli anni immediatamente seguenti, ma pubblicato soltanto nel 1926.
   Pirandello arriva al teatro negli anni dominati dal primo conflitto mondiale. Nel 1915 la compagnia di Marco Praga mette in scena a Milano la commedia in tre atti Se non così, mentre nel 1916 Angelo Musco porta al successo Pensaci, Giacomino! Seguiranno Così è (se vi pare) e Il berretto a sonagli, andate in scena nel 1918, Sei personaggi in cerca d’autore (1921) ed Enrico IV (1922). Da questo momento in poi i drammi pirandelliani vengono rappresentati in tutto il mondo, ottenendo uno strepitoso successo internazionale. Pirandello decide così di abbandonare l’insegnamento e di dedicarsi completamente alla vita di teatro.
   Durante gli ultimi anni della sua esistenza, Pirandello si dedica a sistemare in modo organico la sua intera produzione artistica: le numerose novelle vengono raccolte nei tre volumi di Novelle per un anno, mentre i testi drammatici nel volume Maschere nude.
   Lo scrittore conosce anche la seduzione del cinema: negli anno Trenta la commedia Come tu mi vuoi diviene un film girato a Hollywood, mentre Il fu Mattia Pascal offre lo spunto per la sceneggiatura di un altro film che sarà girato a Roma nel 1936. proprio in quell’anno Pirandello si ammala senza rimedio di polmonite. Si spegne il 10 dicembre 1936, due anni dopo aver ottenuto il premio Nobel per la letteratura.

L’OPERA
   Luigi Pirandello occupa un posto di primo piano tra i grandi innovatori del pensiero e dell’arte del Novecento. La sua produzione letteraria e teatrale segna in effetti una vera e propria rottura con il realismo, che aveva caratterizzato l’esperienza artistica di molti scrittori della seconda metà dell’Ottocento.
   Nelle novelle, così come nei romanzi e nei drammi, Pirandello fa emergere una nuova concezione della realtà, dove è soprattutto la natura problematica dell’uomo a essere raccontata, le sue zone d’ombra, la sua incapacità di controllare gli improvvisi capricci del destino.
   Si apre una nuova stagione letteraria in cui, per la prima volta, l’inconscio diventa il vero protagonista della creazione artistica: i personaggi vengono osservati e analizzati da un nuovo punto di vista che ne mette in luce la vita intima, il complesso rapporto con se stessi, con gli altri, con la realtà che li circonda.
   All’interno di questo quadro l’uomo presenta tutta la sua fragilità, incapace di comunicare la sua vera natura, nascosta sotto le numerose maschere che ogni giorno deve indossare per adeguarsi all’idea che altri hanno di lui.
   È il dramma dell’uomo moderno, che trova in Pirandello il suo primo grande interprete.

LA MODERNA “COMMEDIA UMANA”: LE NOVELLE
   La produzione novellistica di Pirandello abbraccia un periodo di oltre quarant’anni (dal 1893 al 1936). L’autore stesso ne ha curato la pubblicazione nei volumi delle Novelle per un anno. Si tratta di uno straordinario affresco di personaggi, di ambienti e situazioni, spesso grottesche e paradossali, che prendono forma sullo sfondo della Sicilia della piccola borghesia, oppure della Roma degli ambienti ministeriali.
   Alcune novelle sono di chiara ispirazione verista: i protagonisti si muovono in un ambiente duro e poverissimo (valga come esempio tra tutte la splendida novella Ciàula scopre la luna, ambientata nelle miniere di zolfo siciliane), e svelano al lettore le condizioni di vita di un’umanità sfruttata, vittima naturale dei prepotenti.
   La maggior parte della narrativa breve pirandelliana, però, è caratterizzata da una dichiarata attenzione alla condizione esistenziale dell’uomo, fotografato nella sua dimensione quotidiana. È un mondo attraversato da un profondo disagio esistenziale, da una vera e propria “pena di vivere”: le novelle diventano quindi il teatro di conflitti, piccole incomprensioni, crudeltà familiari, sofferenze, solitudini, che trovano talvolta nella follia una forma di evasione, di difesa dai problemi.
   Inoltre, le novelle offrono a Pirandello uno straordinario laboratorio di sperimentazione linguistica. La lingua parlata dai diversi personaggi è una novità assoluta nel panorama della narrativa dello stesso periodo, ed è il risultato di un lungo processo di svecchiamento della tradizione classica.

LA DISGREGAZIONE DEL PERSONAGGIO: I ROMANZI
   I romanzi rappresentano un capitolo a parte della produzione pirandelliana e, da un certo punto di vista, un nuovo campo di sperimentazione rispetto alle novelle. La tecnica narrativa, che caratterizza tutti i sette romanzi scritti da Pirandello tra il 1893 e il 1926, viene inaugurata già nel primo, L’esclusa (1893), per essere approfondita nei successivi: Il turno (1895-1896), Il fu Mattia Pascal (1904), Suo marito (1911), I vecchi e i giovani (1913), Quaderni di Serafino Gubbio operatore (1915), Uno, nessuno e centomila (1926).
   Si assiste al superamento definitivo della struttura narrativa del romanzo ottocentesco, a favore di un nuovo modo di raccontare il reale e di descrivere i movimenti dei personaggi all’interno della vicenda. In particolare Pirandello arriva a una vera e propria “disgregazione” del personaggio, di cui vengono messi in luce i lati più nascosti, le pulsioni incontrollabili, le piccole manie: nei romanzi i diversi protagonisti non si presentano più con un’identità immutabile e definita, con una personalità solida, piuttosto vengono descritti nel loro continuo interrogarsi su se stessi, nei loro piccoli drammi esistenziali.

IL TEATRO NEL TEATRO
   Pirandello approda al teatro dopo una lunga sperimentazione con le novelle e i romanzi, e subito si rende conto di aver trovato lo spazio ideale per dare libero sfogo alla sua fantasia creativa e al desiderio di rinnovare la tradizione letteraria.
   Il palcoscenico diventa quindi il luogo naturale per rappresentare i temi centrali della sua produzione narrativa: la riflessione sull’esistenza umana, il dramma dell’incomunicabilità che nasce a causa delle maschere che ogni giorno l’uomo indossa, perdendo di vista la sua vera identità, l’impossibilità di interpretare la realtà da un unico punto di vista, il “mistero” della creazione artistica.
   Pirandello non soltanto scrive il copione teatrale, ma si occupa fin dall’inizio anche di tutti gli elementi legati alla messinscena delle sue opere. In questo modo si trova ad affrontare alcuni nodi cruciali della creazione artistica: il rapporto tra la realtà e la finzione e quello tra attore e personaggio.
   Con la trilogia del “teatro nel teatro”, costituita dalle opere Sei personaggi in cerca d’autore, Ciascuno a suo modo e Questa sera si recita a soggetto, Pirandello raggiunge il punto culminante della sua produzione drammatica. In queste opere la rappresentazione del dramma dell’incomunicabilità influisce direttamente sulla messinscena: viene infatti eliminato il sipario (o quarta parete), per sottolineare ancora una volta come l’incomunicabilità consista nella mancanza di confini precisi tra le cose.
  
“Quale autore potrà mai dire come e perché un personaggio gli sia nato nella fantasia? Il mistero della creazione artistica è il mistero stesso della nascita culturale […
]. Ora bisogna sapere che a me non è mai bastato rappresentare una figura d’uomo o di una donna per quanto speciale e caratteristica, per il solo gusto di rappresentarla; narrare una particolare vicenda, gaja o triste, per il solo gusto di narrarla; descrivere un personaggio per il solo gusto di descriverlo. Ci sono scrittori che hanno questo gusto […]. Ma ve ne sono altri che, oltre a questo gusto, sentono un più profondo bisogno spirituale, per cui non ammettono figure, vicende, paesaggi che non s’imbevano, per così dire, d’un particolar senso della vita, e non acquistino con esso un valore universale. Sono scrittori di narrativa più propriamente filosofica. Io ho la disgrazia di appartenere a questi ultimi.”
Luigi Pirandello, dalla Prefazione a Maschere nude.

NOTA: I testi sono tratti da un libro scolastico “Paravia Bruno Mondatori Editore”, pubblicato nel 2007. Tutti i diritti riservati.

Nessun commento:

Posta un commento