LA VITA:
Scrittore di novelle, romanziere, drammaturgo, Luigi Pirandello nasce il 28
giugno 1867 a
Girgenti, oggi Agrigento, in un’agiata famiglia siciliana, proprietaria di
alcune miniere di zolfo.
Inizia gli studi tecnici su consiglio del padre, ma la sua precoce
passione per le lettere lo spinge a passare al ginnasio e poi al liceo.
Successivamente si iscrive contemporaneamente alle facoltà di lettere e di
giurisprudenza dell’Università di Palermo, per trasferirsi in seguito alla
facoltà di lettere dell’Università di Roma e infine all’Università di Bonn
dove, nel 1891, si laurea in filologia romanza.
Dopo la laurea, decide di ritornare in Italia e si stabilisce a Roma,
dove ha modo di entrare in contatto con l’ambiente letterario e accademico
della capitale. Sono gli anni in cui si confronta per la prima volta con il
romanzo, pur continuando a coltivare la sua attività di scrittore di novelle.
Sempre nello stesso anno sposa Maria Antonietta Portulano, figlia di un socio
in affari del padre.
La tranquillità di questi anni, compresa la soddisfacente carriera di
professore universitario all’Istituto superiore di Magistero a Roma, viene
improvvisamente sconvolta nel 1903, quando un allagamento in una miniera del
padre porta lo scrittore sull’orlo del disastro finanziario. La moglie, già
sofferente per un esaurimento nervoso, cade in una gravissima crisi che durerà
per tutta la vita e influenzerà l’intera produzione artistica di Pirandello.
Negli anni tra il 1904 e il 1915 le ristrettezze economiche lo
costringono a intensificare la sua produzione di novelle e romanzi:
appartengono a questo periodo i due capolavori letterari: Il fu Mattia Pascal, del
1904, e Uno, nessuno e centomila, composto negli anni immediatamente
seguenti, ma pubblicato soltanto nel 1926.
Pirandello arriva al teatro negli anni dominati dal primo conflitto
mondiale. Nel 1915 la compagnia di Marco Praga mette in scena a Milano la
commedia in tre atti Se non così, mentre nel 1916 Angelo
Musco porta al successo Pensaci, Giacomino! Seguiranno Così
è (se vi pare) e Il berretto a sonagli, andate in
scena nel 1918, Sei personaggi in cerca d’autore (1921) ed Enrico IV (1922). Da
questo momento in poi i drammi pirandelliani vengono rappresentati in tutto il
mondo, ottenendo uno strepitoso successo internazionale. Pirandello decide così
di abbandonare l’insegnamento e di dedicarsi completamente alla vita di teatro.
Durante gli ultimi anni della sua esistenza, Pirandello si dedica a
sistemare in modo organico la sua intera produzione artistica: le numerose
novelle vengono raccolte nei tre volumi di Novelle per un anno, mentre i testi
drammatici nel volume Maschere nude.
Lo scrittore conosce anche la seduzione del cinema: negli anno Trenta la
commedia Come tu mi vuoi diviene un film girato a Hollywood, mentre Il fu
Mattia Pascal offre lo spunto per la sceneggiatura di un altro film che
sarà girato a Roma nel 1936. proprio in quell’anno Pirandello si ammala senza rimedio
di polmonite. Si spegne il 10 dicembre 1936, due anni dopo aver ottenuto il
premio Nobel per la letteratura.
L’OPERA
Luigi Pirandello occupa un posto di primo piano tra i grandi innovatori
del pensiero e dell’arte del Novecento. La sua produzione letteraria e teatrale
segna in effetti una vera e propria rottura con il realismo, che aveva
caratterizzato l’esperienza artistica di molti scrittori della seconda metà
dell’Ottocento.
Nelle novelle, così come nei romanzi e nei drammi, Pirandello fa emergere
una nuova concezione della realtà, dove è soprattutto la natura problematica
dell’uomo a essere raccontata, le sue zone d’ombra, la sua incapacità di
controllare gli improvvisi capricci del destino.
Si apre una nuova stagione
letteraria in cui, per la prima volta, l’inconscio diventa il vero protagonista
della creazione artistica: i personaggi vengono osservati e analizzati da un
nuovo punto di vista che ne mette in luce la vita intima, il complesso rapporto
con se stessi, con gli altri, con la realtà che li circonda.
All’interno di questo quadro l’uomo presenta tutta la sua fragilità, incapace
di comunicare la sua vera natura, nascosta sotto le numerose maschere che ogni
giorno deve indossare per adeguarsi all’idea che altri hanno di lui.
È il dramma dell’uomo moderno, che trova in Pirandello il suo primo
grande interprete.
LA
MODERNA “COMMEDIA
UMANA”: LE NOVELLE
La produzione novellistica di Pirandello abbraccia un periodo di oltre
quarant’anni (dal 1893 al 1936). L’autore stesso ne ha curato la pubblicazione
nei volumi delle Novelle per un anno. Si tratta di uno straordinario affresco di
personaggi, di ambienti e situazioni, spesso grottesche e paradossali, che
prendono forma sullo sfondo della Sicilia della piccola borghesia, oppure della
Roma degli ambienti ministeriali.
Alcune novelle sono di chiara
ispirazione verista: i protagonisti si muovono in un ambiente duro e
poverissimo (valga come esempio tra tutte la splendida novella Ciàula
scopre la luna, ambientata nelle miniere di zolfo siciliane), e svelano
al lettore le condizioni di vita di un’umanità sfruttata, vittima naturale dei
prepotenti.
La maggior parte della narrativa
breve pirandelliana, però, è caratterizzata da una dichiarata attenzione alla
condizione esistenziale dell’uomo, fotografato nella sua dimensione
quotidiana. È un mondo attraversato da un profondo disagio esistenziale, da una
vera e propria “pena di vivere”: le novelle diventano quindi il teatro di
conflitti, piccole incomprensioni, crudeltà familiari, sofferenze, solitudini,
che trovano talvolta nella follia una forma di evasione, di difesa dai
problemi.
Inoltre, le novelle offrono a
Pirandello uno straordinario
laboratorio di sperimentazione linguistica. La lingua parlata dai diversi
personaggi è una novità assoluta nel panorama della narrativa dello stesso
periodo, ed è il risultato di un lungo processo di svecchiamento della
tradizione classica.
LA DISGREGAZIONE DEL
PERSONAGGIO: I ROMANZI
I romanzi rappresentano un
capitolo a parte della produzione pirandelliana e, da un certo punto di
vista, un nuovo campo di sperimentazione rispetto alle novelle. La tecnica
narrativa, che caratterizza tutti i sette romanzi scritti da Pirandello tra il
1893 e il 1926, viene inaugurata già nel primo, L’esclusa (1893), per
essere approfondita nei successivi: Il turno (1895-1896), Il fu
Mattia Pascal (1904), Suo marito (1911), I
vecchi e i giovani (1913), Quaderni di Serafino Gubbio operatore
(1915), Uno, nessuno e centomila (1926).
Si assiste al superamento definitivo della struttura narrativa del
romanzo ottocentesco, a favore di un nuovo
modo di raccontare il reale e di descrivere i movimenti dei personaggi
all’interno della vicenda. In particolare Pirandello
arriva a una vera e propria “disgregazione” del personaggio, di cui vengono
messi in luce i lati più nascosti, le pulsioni incontrollabili, le piccole
manie: nei romanzi i diversi protagonisti non si presentano più con un’identità
immutabile e definita, con una personalità solida, piuttosto vengono descritti nel loro continuo interrogarsi su
se stessi, nei loro piccoli drammi esistenziali.
IL TEATRO NEL TEATRO
Pirandello approda al teatro
dopo una lunga sperimentazione con le novelle e i romanzi, e subito si
rende conto di aver trovato lo spazio ideale per dare libero sfogo alla sua
fantasia creativa e al desiderio di rinnovare la tradizione letteraria.
Il palcoscenico diventa quindi il
luogo naturale per rappresentare i temi centrali della sua produzione
narrativa: la riflessione sull’esistenza umana, il dramma
dell’incomunicabilità che nasce a causa delle maschere che ogni giorno l’uomo
indossa, perdendo di vista la sua vera identità, l’impossibilità di
interpretare la realtà da un unico punto di vista, il “mistero” della creazione
artistica.
Pirandello non soltanto scrive il
copione teatrale, ma si occupa fin dall’inizio anche di tutti gli elementi
legati alla messinscena delle sue opere. In questo modo si trova ad
affrontare alcuni nodi cruciali della creazione artistica: il rapporto tra la
realtà e la finzione e quello tra attore e personaggio.
Con la trilogia del “teatro nel
teatro”, costituita dalle opere Sei personaggi in cerca d’autore, Ciascuno
a suo modo e Questa sera si recita a soggetto,
Pirandello raggiunge il punto culminante della sua produzione drammatica. In
queste opere la rappresentazione del dramma dell’incomunicabilità influisce
direttamente sulla messinscena: viene
infatti eliminato il sipario (o quarta parete), per sottolineare ancora una
volta come l’incomunicabilità consista nella mancanza di confini precisi tra le cose.
“Quale autore potrà mai dire come
e perché un personaggio gli sia nato nella fantasia? Il mistero della creazione
artistica è il mistero stesso della nascita culturale […
]. Ora bisogna sapere che a me
non è mai bastato rappresentare una figura d’uomo o di una donna per quanto
speciale e caratteristica, per il solo gusto di rappresentarla; narrare una
particolare vicenda, gaja o triste, per il solo gusto di narrarla; descrivere
un personaggio per il solo gusto di descriverlo. Ci sono scrittori che hanno
questo gusto […]. Ma ve ne sono altri che, oltre a questo gusto, sentono un più
profondo bisogno spirituale, per cui non ammettono figure, vicende, paesaggi
che non s’imbevano, per così dire, d’un particolar senso della vita, e non
acquistino con esso un valore universale. Sono scrittori di narrativa più
propriamente filosofica. Io ho la disgrazia di appartenere a questi ultimi.”
Luigi Pirandello, dalla
Prefazione a Maschere nude.
NOTA: I testi sono tratti da un libro scolastico “Paravia Bruno
Mondatori Editore”, pubblicato nel 2007. Tutti i diritti riservati.
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