venerdì 27 novembre 2015

UNIVERSITA' DELLE TRE ETA' (27 novembre 2015) IL TERRITORIO DELLA VALLE D’AGRO’



Santa Teresa di Riva (Messina). Ad aprire la serata dedicata al territorio della Valle d’Agrò il presidente Santino Albano, il quale passa subito la parola all’esperto storico Carlo Gregorio.
Un ricco escursus fra storia ed opere architettoniche quello di Gragorio, durante il quale egli si sofferma, fra le tante immagini del maxi schermo in sequenza, fra la cattedrale di Alì Superiore ed i suoi interni, la chiesa madre di Fiumedinisi coi suoi mascheroni apotropaici posti sulle mura merlate ed i tesori gelosamente conservati in cassaforte al suo interno:
dal reliquario in argento lavorato, contenente il capello della Madonna, risalente al 1722, il quale fu donato dagli spagnoli per l’aiuto offerto dai fiumedinisani alla loro vittoriosa causa. E ancora, solo per fare un altro illustre esempio, l’olio su tela raffigurante la Madonna del Rosario, che fu realizzato dall’artista fiorentino Agostino Ciampelli (1620).
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Fra gli altri paesi della Valle, accenna di Sant’Alessio Siculo e racconta della battaglia fra Pompèo ed Ottaviano di cui rimarrebbe ancora un relitto da visitare.
E tornando alla Terra di Fiumedinisi, tra i vari documenti storici proiettati, una pergamena (conservata a Toledo in Spagna), risalente al lontano 1093, che racconta della costruzione del monastero di San Licandro eretto sulle rovine di quello di San Nicone, quest’ultimo risalente agli albori del cristianesimo, ma c’è anche un’altra pergamena (scritta in greco, come si usava fare all’epoca), che si trova a Parigi e racconta dei confini del territorio della valle d’Agrò.
Ci vorrebbe una enciclopedia per racchiudere il sapere di Gragorio fatto di ricerche in anni vissuti in giro per l’Europa, egli oltretutto mostra entusiasmo nel raccontare di accadimenti storici e tanto più della sua Fiumedinisi, dei “Viaggi”, tragitto devozionale che i fedeli percorrono in ginocchio con cadenza annuale tra la chiesa di San Pietro e quella della Madonna annunziata, sino a finire con la immensa festa della Vara, dove a sollevare la pesantissima macchina votiva popolata di personaggi veri, sarebbero circa centocinquanta portatori, tutti vestiti di bianco.
Questi sono racconti che appassionano i presenti, tanto più se cultori del sapere, della vita del nostro territorio fra ieri ed oggi, di ricordi di epoche lontane, di ricchezze e bellezze e fede, ricchezze che noi abbiamo e di cui possiamo andare fieri. L’applauso finale era d’obbligo.
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27 novembre 2015
Giovanni BonarRIGO

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