domenica 7 febbraio 2016

DE LUCA E GLI OTTO COMUNI DELLA VAL D’AGRO’ CONFLUIBILI IN UNO SOLO (IL VIDEO)

SANTA TERESA DI RIVA (Messina) – Piazza Municipio, 02 Gennaio 2014. Assieme agli auguri per il nuovo anno, ed a tante altre tematiche, il primo cittadino di Santa Teresa di Riva ha prospettato la non trascurabile ipotesi di far confluire gli otto comuni della Val d’Agrò in un grande ed unico comune. Ha subito messo le mani avanti, De Luca: “Gli inquilini dei ‘palazzi’ comunali diranno di no, preoccupandosi di perdere il posto di lavoro, ma la gente è favorevole”.
120 Km QUADRATI DI TERRIRORIO - La procedura è chiara - ha dichiarato, - “si può fare o attraverso le delibere dei consigli comunali oppure la richiesta d’indizione di referendum di un terzo degli elettori di ogni singola comunità”. Così già nella giornata di oggi, De Luca avrebbe mandato una nota ai suoi colleghi sindaci per invitarli ad una riunione dove, col quadro normativo alla mano, con i conti belli è fatti, dirà “la vogliamo smettere di fare i gabellieri?”, non è meglio fare magari l’assessore di un Comune di 18.000 abitanti che funziona, che è un sistema forte, che ha creato lavoro, che risolve una serie di problemi, che sia il territorio a condizionare la politica e non la politica a condizionare il territorio, piuttosto che continuare a fare il sindaco di un comune di 500 abitanti dove ormai ti costringeranno a chiudere, perché non avrete neanche più i soldi per pagare l’ENEL che continua ad aumentare? Non è meglio essere Consigliere comunale di un grande comune del genere, piuttosto che continuare magari a fare l’assessore di un comune dove non ci sono neanche i soldi per acquistare neanche le luminarie per Natale?”.
NASCERANNO COMITATI CIVICI - Secondo De Luca, “il ‘palazzo’ deve fare una riflessione definitiva, perché noi ci dobbiamo difendere dagli attacchi dello Stato e della Regione e ci dobbiamo difendere giocando all’attacco. Per questo, proporrà di chiudere intanto “questa puttanata dell’Unione dei Comuni” [applausi], che arriva non so dove e con tutto il rispetto è ora di chiuderla, basta! Noi ci facciamo immediatamente l’Unione della Val d’Agrò, gli otto Comuni, gli altri si fanno l’uninone di Vallata come è logico che sia, perché questa operazione diventa un modello, noi anticiperemo anche il legislatore regionale se siamo bravi e veloci. Ci facciamo immediatamente l’unione. Perché subito? Perché c’è tutta la programmazione dei Fondi comunitari 2014-2020 e bisogna avere macroprogetti per partecipare, ci sono fondi per quanto riguarda la riqualificazione energetica che partono da un minimo di cinque milioni di euro a un massimo di 25.000.000. In base agli standard, solo Santa Teresa riuscirebbe a partecipare, e perchè a Limina no, a Sant’alessio no? Perché?”
IN DUE ANNI CI SAREBBE UN UNICO COMUNE - Ancora secondo De Luca, partendo subito con questo progetto: “a due anni, massimo a tre, si è unico comune. Si farebbe oggi l’Unione della Val d’Agrò per allineare gli uffici”. Parlando delle aziende, dice: “per fare mille buste paga ci saranno massimo ottocento dipendenti. Le buste paga per 800 dipendenti nelle aziende le fanno in tre, quattro persone, invece noi abbiamo gli uffici di ragioneria che sono mediamente composti da due a quattro persone, moltiplicato per otto (comuni), fa 32. Ebbene, quelle persone in più non andranno a casa, faranno altro. Perché faremo la nostra agenzia di sviluppo territoriale, ci occuperemo di fare promozione, faremo tutte quelle azioni indispensabili, un sistema unico di trasporto locale, che essendo del comune è di competenza del comune e non più la Stat, l’AST, la SAIS, ecc… E poi, servizi unici di Vallata: uno sarà a Santa Teresa, uno sarà a Savoca, uno sarà ad Antillo.
Io perché devo fare nuova edificazione, quando il 50% del patrimonio edilizio di Limina, di Antillo, di Roccafiorita e disabitato, abbandonato, sta diventando un pericolo per le comunità, e allora che faccio se devo spendere venti milioni per creare 1000, 2000 unità abitative da dare ad un canone sostenibile? Lo faccio ad Antillo, lo faccio a Limina, perché nel momento in cui ho fatto la strada che quanto meno accorcia le distanze e siamo un unico comune e quindi c’è un unico standard di servizi, non capisco perché io, alla famiglia bisognosa non posso dare magari, l’unità abitativa riqualificata a Limina e la devo per forza dare a Santa Teresa di Riva. Ed ecco che ho fatto un’azione di risanamento e di ripopolamento di questi comuni che stanno morendo. “Pari chi c’è ù meli, tutti à marina” è la battuta di De Luca, che dice: “Certo che c’è un motivo, per carità: c’è un problema di distanze, c’è un problema di servizi, c’è una serie di problemi che noi dobbiamo avere la capacità, nella strategia, di omologare. E allora, per fare tutto questo, noi faremo un’azione prima istituzionale, rivolgendoci a tutti gli amministratori”.
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…il COMMENTO: La proposta certo ragionata di De Luca, ambiziosissima per la mentalità ultracampanilistica del nostro territorio, fuori ogni giusto collegamento storico alle origini di ogni comune piccolo o piccolissimo, appare a mio modesto avviso, in particolar modo in risposta alle politiche nazionali di istituire la cosiddette “Città metropolitane” e l’accorpamento dei comuni al di sotto dei cinquemila abitanti (d’ufficio) per un verso, e dei diecimila abitanti per un altro, (la sola Santa Teresa di Riva - come lo stesso De Luca ha paventato – in ultima razio, potrebbe comunque ricorrere all’accoglimento di quelle poche centinaia di cittadini, per raggiungere i 10.000 utili), una scelta ben migliore di quella di scendere in piazza e protestare contro i “politicanti-padroni” di Roma ma poi rimanere al più disuniti e, magari, falliti.
A proposito dei discorso dei “politicanti-Padroni”, che tutto tagliano ma mai loro privilegi e stipendi, bisognerà comunque tornare e trovare delle soluzioni imposte dal popolo sovrano.
L’idea di De Luca, condivisibile o meno, risponderebbe con i fatti ai tanti problemi che la “meravigliosa” Unione dei Comuni Jonici non ha mai né risolto ma nemmeno efficientemente affrontato in questi anni. Se la crisi sta attanagliando l’Italia bruciando migliaia di posti di lavoro e portando tanti piccoli e medi imprenditori a togliersi la vita, la risposta non può ancora una volta essere quella dei timidi e piccoli passi autonomi dei micro-comuni, ma deve essere quella di un organizzato “piccolo esercito", pacifico quanto autorevole, che sappia e possa cogliere, da una parte le opportunità dei grandi finanziamenti comunitari, e dall’altra, quella ottimizzazione in stile azienda privata, che permetta tagli alla spesa pubblica unita all’efficienza di servizi ed opere che mai si sono riscontrati nel recente nostro passato.
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Giovanni BonarRIGO - (articolo già pubblicato, il 05 Gennaio 2014)

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