L’altra mattina, presso il
salone del Centro diurno di Furci Siculo, l’arcifamosa scrittrice Dacia Maraini
mi ha stupito. E badate bene, non per la sua cultura o saggezza od umiltà che
effettivamente possiede, ma per una digressione - diciamo così - sulla vita di
paese, che a suo dire, in particolari momenti dell’anno riguardano anche lei.
Riguardano anche lei che pure ha girato il mondo.
La Maraini, si soffermava,
pensate un po’, su una questione di poco conto accaduta a lei stessa, ossia la
banale rottura di un vaso sul davanzale di casa e già nel giro di mezz’ora
tutto il paese ne era a conoscenza. Ha anche parlato di quella pessima
abitudine che nei piccoli paesi si ha, ossia di appiccicare una nomèa sulle
spalle di qualcuno, e da quel momento il poveretto, soprattutto se innocente, è
marchiato a fuoco per sempre.
Perché dico ciò: appunto
perché di vita di paese voglio oggi parlarvi. Della serena e certe volte
terribile vita di quei borghi, dove: “semu
dui e nni canuscemu quattru” (antico modo di dire popolare).
Quando la comunità di paese
sceglie un proprio candidato sindaco, per esempio, lo fa si liberamente, ma
anche guidata da simpatie od antipatie a prescindere dal reale valore
dell’individuo che la dovrà rappresentare. Così, se una volta eletto ha importanza
il suo savoir faire, come l’impegno che il proprio gruppo profonde in questioni
quotidiane talvolta di importante portata, ma talvolta anche di dettaglio,
forse a pesare in modo decisivo è il “potere personale” che questi esprime all’interno del paese.
Perché parliamo oggi di mero
”potere” in paese? Perché, se di fronte alle problematiche proposte dalle
minoranze, e tanto più dai ripetuti scontenti segnalati dal singolo cittadino,
un amministratore può ignorare o addirittura denigrare quello che a torto o
ragione ritiene un avversario e nulla più, ciò ha un’unica e sola spiegazione:
siamo di fronte ad un amministratore che ragiona in termini di “numeri”. Si
sente così, sicuro di se. Sicuro del consenso elettorale di cui gode in quel
dato momento storico.
Abbassiamo il livello del
discorso adesso, enunciando una frase detta, che certo sarà ricordata sui
palchetti dei comizi fa un paio di anni, e cioè: “io sono io e voi non siete e
non valete un caxxo”. Frase, per la verità già pronunciata da un rocambolesco
Marchese del Grillo interpretato dal buon Alberto Sordi, ma che nell’occasione
che ci riguarda da vicino, voleva rimarcare e sottolineare quel senso del
“potere” che nulla concede al dialogo e nulla ragiona nelle assemblee pubbliche
ma tutto sa e fa secondo un convinto pugno di ferro.
Il mite paesello
roccalumerese, perché ad esso sto facendo riferimento, visse, fra il 2003 ed il
2013, un modo di dialogare - politica-cittadini - sicuramente più aperto e
perché no condivisibile, nei suoi pur concitati momenti di congiuntura e/o di
emergenze.
Sarà stato come per quella
vecchia signora che mai era uscita di casa e pur in tarda età visitando Milano
torna sbalordita gridando: “che bella, che bella la città?”. Nel nostro caso: Che
bello il dialogo fra Comuni in ottica turismo e non solo, che bello avere un rappresentante
dei commercianti in Giunta che proponga allo scopo di risolverle le tante
problematiche di una categoria che tiene in piedi le casse comunali grazie alle
tasse salate che paga.
Che bello, il Baby Sindaco,
come nella limitrofa Furci esiste e resiste, che bella la “Giornata della
Cultura” che riunisce in sé giovanissimi e meno giovani anche ospitando una
grande scrittrice come Dacia Maraini.
Che belli i Comitati di
quartiere, che nella vicina Santa Teresa di Riva hanno il loro perché ora più che
mai in quanto il porta a porta sta divenendo realtà.
Che bello, (cara signora che
ha visitato Milano ed ora è tornata alla più amara realtà), quando ogni
segnalazione proveniente da cittadini, che sia questa relativa ad una pista
ciclabile tanto lunga nelle premesse quanto inesistente nello stato di fatto, o
per delle tasse troppo alte, non viene soffocata nel: “voi avete perso le
elezioni e quindi non avete diritto di parlare”. Appunto, quel diritto
democratico di tutti i cittadini residenti in uno Stato libero.
29 Aprile 2016 - Giovanni
BonarRIGO
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