Una serata
ricca di soddisfazione per il sottoscritto, la presentazione nizzarda del libro
“Figlio di Sicilia: racconti di uomini ed eroi”, avutasi ieri sera a Nizza di
Sicilia, presso la biblioteca comunale “Corrado Cagli”.
Grazie al
Dott. Giuseppe Di Tommaso, si è concretizzato infatti questo evento. Ciò, nonostante
non fosse stato proposto né da un nizzardo, né il libro fosse ambientato a
Nizza. Il primo cittadino, nel suo discorso introduttivo alla serata, sottolineava
innanzitutto l'importanza dell'abbattimento dei confini geografici municipalistici,
considerandoli anacronistici al giorno d’oggi, e rinnovando l’amicizia verso l’autore
gli faceva da subito gli auguri per una maggiore diffusione del suddetto
romanzo.
Veniva
passata dunque la parola al Prof. Carlo Gregorio, il quale, per la seconda
volta dopo l’occasione di Santa Teresa di Riva al Caffè d’Arte, presentava lo
stesso lavoro: “la cultura non ha confini e non ha steccati”, era l’avvio del
discorso dello storico nizzardo, che rafforzava il concetto precedentemente
espresso dal suo sindaco. Leggeva dunque le prime righe del romanzo, definendolo
non un libro storico ma antropologico, il quale, trattandosi di un’opera prima dell’autore,
era riuscito abbastanza bene. “Il vivere la vita quotidiana è cultura”,
continuava il Prof. Gregorio, dando merito all’autore di aver saputo ricucire
quegli aspetti della famiglia che non c’è più. L’ambientazione del racconto ha
infatti inizio negli anno ’60, “un tempo che non c’è più”, appunto.
A seguire, rendeva
brevemente la parola l’autore per ricordare il tratti volutamente semplici con i
quali ha scritto questo libro, nonché la volontà di innalzare ad eroe chiunque
vive nella vita di tutti i giorni il quotidiano. Dalla “ghianca” fino ad
arrivare o “babbèri”, passando da fatti anche cruenti raccontati proprio per
ricordare le difficoltà in cui si sono ritrovati personaggi con cui ha
convissuto.
Invitava a l’insegnante
furcese Pina Abate, seduta fra il pubblico, a leggere un brano del libro. Lei
sceglieva la storia di "don Giuvanninu 'u Bigadèri" e lo commentava
accostandone i tratti storici vissuti durante e dopo la seconda guerra
mondiale, i tratti caratteriali ed anche accostando il fatto che ambedue hanno
girato una buona parte della Sicilia. Un nonno carabiniere ed un nipote (che
nel romanzo viene chiamato Cesare), ricordato dalla Abate come “artista,
giornalista e adesso anche scrittore”.
Nunzio Di
Bella, veniva invitato a leggere una sua poesia in dialetto siciliano parlato. "Lu
paisi". Poesia che, oltre ad arricchire i contenuti della serata, in un
paesaggio immaginario caratteristico, ben si allaccia al tema popolare attorno
al quale ruota il romanzo "Figlio di Sicilia".
Anch’esso
tra il pubblico, l’avvocato Gianni Miasi, accompagnato dalla moglie Anna
Nucifora, sceglieva di leggere e commentare l'arte antica del
"babbèri", inserendola in un confronto fra ieri ed oggi, parallelo
che offriva certamente degli spunti di riflessine a tutti i presenti. L’avvocato
roccalumerese , faceva notare che, fra tanti anni da adesso che sia piccolo o
grande l’autore che ha scritto questo libro, qualcuno si chiederà: “chi era
quel Giovanni Bonarrigo che ha scritto questa storia così remota ed appassionata?”.
Fra gli
applausi, scorrevano i minuti, ma intanto il forzese Carmelo Nicita, nonchè
fotografo professionista, assieme alla consorte immortalava gli attimi più
belli della serata. Nicita, lo ricordo a chi non lo sapesse, è anche un poeta
provetto. Ma c’era un altro amico, questo furcese, che maneggiava la fidata macchina
fotografica: Fabio Casablanca. Un doppio servizio fotografico, quindi, di cui
presto vedrete le immagini.
Non mancava
di deliziare i presenti di una sua poesia dialettale, Orazio Abbate. E Mimma
Brigandì, chiamata dall’autore a dare un pur sintetico parere sulla storia si
lì descritta dai vari relatori, definendo il libro “uno spaccato della storia
della riviera jonica che vale la pena di leggere”, si riservava di commentarlo
in una prossima occasione.
Mentre a
concludere era ancora il Dott. Di Tommaso, Il sindaco invitava l’autore a
scrivere un prossimo libro ed a fare altre presentazioni, nella speranza che la
comunità del comprensorio, e non del singolo paese, scopra (soprattutto i
giovani), tanto del nostro passato. Ciò per avere, - nonostante le difficoltà
che stiamo attraversando -, un nuovo brillante futuro.
L’autore, ringraziava
non per ultimi gli impiegati del Comune di Nizza, soprattutto coloro che fino a
l’ora di conclusione erano rimasti, per permettere la fruizione della
biblioteca comunale.
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